Costume Jewelry: inventiva e meraviglia nella bigiotteria

Costume Jewelry 

In Italia il nome più usato è in realtà "bigiotteria". Sono quegli oggetti ornamentali fabbricati con l'utilizzo di leghe, ad esempio ottone o zama, che brillano come fossero di metallo prezioso, ma che invece di diamanti e zaffiri esibiscono cristalli colorati e altri materiali e sono portatori di una loro valenza estetica e sociale.

La "costume jewelry", infatti, nasce e si sviluppa durante la Grande Depressione americana, quindi dal 1929. Con il crollo della richiesta dei prodotti di lusso causato dall'impoverimento della maggior parte della popolazione, la sperimentazione con materiali non preziosi diventa l'unico modo di continuare l'attività dei gioiellieri. Nonostante l'utilizzo di materiali di bassa qualità - ma anche innovativi, come gomma, celluloide, bachelite, plexiglas, acrilico - le forme anticipatrici di tante tendenze di questi gioielli testimoniano le straordinarie capacità dei designer dell'epoca. Solo alcuni nomi: Trifari, M. Boucher, Coro, De Rosa, Eisenberg, M. Haskell. Caratteristica della Costume Jewelry è la produzione su scala industriale, che la rendeva accessibile e quindi in qualche modo “democratica”.

Parallelamente, in Francia, l'impareggiabile Coco Chanel posava grossi gioielli falsi sulle sue semplici giacchine di maglia, lanciando la moda di mescolare il vero col falso. Ciò che importava era l’effetto. “I gioielli” diceva mademoiselle “hanno tutti i valori tranne quelli che si misurano in carati. Perché fissarsi sulla pietra preziosa? È uguale portare un assegno intorno al collo”.    

Design, tecnica, inventiva si esprimono quindi in materiali non preziosi, leghe e cristalli colorati, perché quelle spille, quelle collane, quegli anelli dovevano soddisfare il bisogno di esprimere la personalità di chi li sceglieva restando economici ed accessibili. Dapprima ispirati ai gioielli tradizionali, divennero sempre più spesso anticipatori di iconografie nuovissime e moderne: flora fantasiosa, animali dal corpo in lucite, bijoux patriottici, fino al contemporaneo: le palme, i messicani al sole, le maschere, le ballerine, gli alberi di Natale. E poi i monili sfarzosi disegnati per il cinema e quelli creati tra gli anni sessanta e 2000, ormai oggetti di design. La scarsità di materiali preziosi non impedì ai creativi di sperimentare linee e forme nuovissime usando ciò che avevano a disposizione. L’offerta di gioielli falsi crebbe quindi parallelamente al crollo delle vendite dell’alta gioielleria. 

Alcuni pezzi di Eisenberg e Trifari














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